Il nome parla da solo. In questo tratto di costa, che occupa la parte nord occidentale della Galizia e che affaccia direttamente sull’oceano atlantico, negli anni numerosi sono stati i nubifragi di imbarcazioni. Ma è anche un luogo di forte spiritualità, misticismo e mistero.

Numerosi sono i fari che sormontano questi promontori ma due in particolare, ci sono rimasti nel cuore.
CABO FINISTERRE
Considerato dagli antichi Romani la fine del mondo conosciuto, in quanto era il punto più ad ovest delle terre conosciute da questo il nome “finis terrae”.

La mattina del 27 aprile 2022, siamo partiti da Santiago verso le Rias Altas, pronti per la nostra giornata alla ricerca di fari svettanti tra le rocce. Non potevamo non andare a Finisterre, dove ancora oggi milioni di pellegrini, che percorrono il Cammino di Santiago, non lo considerano terminato fino a quando non arrivano fino a qui dove come simbolo bruciano i vestiti in spiaggia per riprendere il viaggio di ritorno
Le leggende narrano anche di molte imbarcazioni naufragate alla ricerca della vista del faro, qui la natura selvaggia ed aspra delle scogliere si incontra con il mare. Da una parte spiagge con acque tranquille, perché al riparo dal Cabo, e le altre con forti mareggiate come il Mar de Fóra, una delle spiagge più selvagge della Galizia.
Qui lo spettacolo che tutti vengono a cercare è il sole che si inabissa nelle acque dell’oceano atlantico.
Questa immagine richiama l’ostia e il calice rappresentati nello scudo della Galizia.
Noi purtroppo abbiamo trovato una giornata non proprio adatta a vedere il tramonto, ed inoltre il nostro itinerario sarebbe proseguito lungo tutta la Costa da Morte.
Per arrivare al faro imbocchiamo una strada che parte dal paesino di Finisterre, lungo il percorso incontriamo moltissimi pellegrini che nonostante la pioggia proseguono il loro percorso.
I bambini erano eccitati di arrivare, non avevano mai visto un faro da così vicino.
Siamo scesi dalla macchina impazienti di avvicinarci, in quel momento un diluvio ci ha travolti, ma nessuno di noi aveva intenzione di mollare.
Eravamo arrivati fin lì e nessuno ci avrebbe negato la soddisfazione di vederlo da vicino.
Costruito nel 1853 si trova a 183 metri dal mare, è un luogo mistico, simboli celtici e cristiani che si intrecciano con la pietra e il mare.

Affascinante e suggestivo soprattutto in quelle condizioni metereologiche dove si assapora ancora di più la potenza del mare.
Bagnati come pulcini siamo corsi in macchina felici e pronti per nuove avventure.

CABO VILAN
Sempre lungo la costa da Morte ma più a nord in uno dei tratti più aspri e pericolosi si erge Faro do Cabo Vilan, alto 125 m, fu costruito unito all’edificio sottostante sede dei guardiani.
Il faro è posto su un promontorio roccioso, le sue scogliere danno le vertigini, e terminano a punta proprio di fronte ad un isolotto chiamato Vilán di Fóra. La sua maestosità sembra dominare il mare sottostante.
Poco distante il cimitero degli inglesi che deve il suo nome al gran numero di annegati che provocò l’affondamento della nave inglese Serpent nel 1880.
Abbiamo lasciato la macchina poco distante e ci siamo incamminati lungo la strada che porta all’edificio dei guardiani. Dopo aver scattato un miliardo di foto abbiamo imboccato una stradina che porta al promontorio opposto, antico sentiero da Arou lungo una pista sterrata.


Da lì, una vista mozzafiato, i bambini erano entusiasti di percorrere quel sentiero e poter vedere il faro in tutta la sua bellezza. Ma la cosa che più ci ha colpito sono i colori, il rosso ocra della roccia, in contrasto con il blu del mare, ma anche il verde dei piccoli cespugli e i vivaci colori dei fiori che cominciavano a spuntare.


Dopo il diluvio di Finisterre eravamo stati ricompensati da un sole meraviglioso.
Una giornata indimenticabile.
